Tendendo l’orecchio tra le discussioni che hanno luogo nelle strade e nei bar di Cesano in questi tempi di attesa, si possono ascoltare racconti di tal fatta:
Ed era voce comune che il demonio congiurasse cogli uomini per ispopolare il paese. Su di che (è sempre il Ripamonti che parla) crederli o non crederli, io riferirò i portenti che si spargevano.
Correva dunque fama che il diavolo avesse in Milano, tolto a pigione una casa, ove erasi posto a fabbricare e diffondere unguenti.
A sentirli, vi sapeano dire che casa era e di cui: ed uno raccontava, che trovandosi un dì in piazza del Duomo, vide una carrozza a sei bianchi cavalli e gran corteggio, e sedutovi uno di grand’aspetto, ma burbero quanto mai, gli occhi infocati, irto i crini, minaccioso il labbro. Il quale fattoglisi dappresso, si soffermò, lo fece montare, e dopo vari giri e rigiri lo menò ad un’abitazione, che pareva il palazzo di Circe. Ivi misto l’ameno e il terribile: qui luce, là tenebre, altrove deserti, gabinetti, boschi, orti, cascate d’acqua: infine mucchi d’oro. Dai quali gli permise di levarne tanto che fosse pago, purchè volesse spargere dell’unto. E avendo ricusato, si trovò al luogo stesso ond’era stato levato . . . “
” Ma dopochè si ritenne che il diavolo vi desse mano, entrò quella stupida e micidiale negligenza, che è figlia della disperazione: poi un indagare le cause di effetti sognati, e un panico terrore: fin i più intimi si schivavano l’un l’altro: nè solo del vicino e dell’antico si viveva in sospetto, ma fino tra marito e moglie, tra fratelli e fratelli, tra padre e figliuoli: e il letto, e la mensa geniale, e che che si ha per santo incuteva spavento . . . “